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Posts Tagged ‘fini’

Quello che è uscito dalle urne nella giornata di ieri è senza dubbio un risultato storico, sotto molteplici aspetti. Innanzitutto per gli straripanti consensi atttribuiti a Silvio Berlusconi nonostante si fosse ripresentato agli italiani per la 5° volta consecutiva in 15 anni, con le stesse facce epurate di quelle dell’UDC, con una campagna elettorale sottotono e priva di sensazionalismi alla Berlusconi, i fucili di Bossi, la parziale mobilitazione del gruppo di AN. Insomma per l’ennesima volta possiamo affermare che gli italiani hanno deciso che valeva ancora una volta la pena credere in una persona, il Cavaliere. E poco importa se abbia sfruttato al massimo il titolo, affibbiatogli nella Prima Repubblica, di “Sua Emittenza” violando palesemente la legge sulla par condicio, gli elettori volevano fortemente la destra a governare il nostro malandato paese. Sarà stato per i due penosissimi anni di malgoverno del centrosinistra, anche se con quei numeri non avrebbero potuto governare neanche fossero stati investiti di superpoteri, ma al contempo è anche vero che non gli ha pregati nessuno di occupare tutte le cariche dello Stato, non lasciando nessuno spazio di trattative con l’opposizione. Sarà stata a causa dell’abitudine tutta italiana per cui ad un governo, male o bene che lavori, se ne deve quasi necessariamente avvicendare un’altro di schieramento opposto. Sarà che effettivamente si sentiva e si voleva fortemente un cambiamento (ma quale???!!!???!!!?? dove????!!!!???), che abbiamo consegnato a Silvio Berlusconi una maggioranza blindata e protetta con tanto di codice d’allarme e lucchetti vari. Con 100 deputati e 30 senatori in più avrà la stabilità da noi governati tanto auspicata, e lui potrà dormire sonni tranquilli anche perchè la Lega non sembra almeno per il momento in aria da fare scherzi. Eh sì, la Lega Nord, che fino a due giorni fa veniva considerato come un movimento di razzisti-secessionisti, oggi si presenta all’Italia intera come un partito che detiene l’8,2% dei voti totali. Tanti per non pesare, troppi per non essere considerati come un segnale che il vento è decisamente cambiato. Il risultato della Lega ha un qualcosa di commovente, emozionante, anche per me che sono del Sud. E’ l’esempio di come un partito, seppur avendo idee non sempre condivise e condivisibili, continuando a percorrere la propria strada senza vendersi mai a nessuno e senza tradire in nessun caso le proprie ideologie abbia visto premiata la propria fedeltà nei confronti degli elettori. In questo gli altri partiti hanno senza dubbio molto da imparare da Bossi e i suoi figli e figliocci. Magari per altro no, ma su cosa significhi dignità politica e rispetto per gli elettori decisamente si. Sull’UDC c’è poco da dire, e loro hanno poco da sorridere. Hanno avuto un discreto risutato è vero, ma alla fine i loro parlamentari conteranno a meno di improbabili sconvolgimenti, poco o nulla. Casini ha voluto rischiare il tutto per tutto, consapevole che in caso di rimonta da parte di Veltroni, lui e soltanto lui sarebbe stato il depositario delle chiavi di Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama. Gli è andata decisamente male e quindi i centristi si faranno 5 anni di vacanza, pagata profumatamente dai contribuenti, nei palazzi romani. Poi non si sa.

Il PD e Walter Veltroni si sono presentati agli italiani come un partito nuovo. E chi ci abbocca più all’amo del cambiamento se le facce sono sempre le stesse? Grazie a Dio non noi! La seconda forza politica italiana incassa un bel risultato che però ha il sapore di una sconfitta bruciante perchè 9 punti percentuali di distacco vogliono dire che non hanno mai avuto speranza. O se ce l’avevano era solo nelle loro teste, dato che gli elettori avevano in mente ben altro mentre i Veltroniani accarezzavano i sogni di gloria. Complimenti a Dipietro invece che ha raddoppiato i consensi in due anni, lavorando con sobrietà e competenza. Il giustizialista di Tangentopoli ha stupito tutti, chapeau!

Infine vorrei soffermarmi sulla debacle della Sinistra l’arcobaleno. E’ incredibile come un partito che sulla carta si presenti, prima delle elezioni, con circa il 9% si ritrovi nelle urne il 3,3. Dato terribile per i comunisti che è il frutto però di due fattori, uno interno e l’altro esterno. Quello esterno è la volontà da parte di Veltroni di escludere i “compagni” e papparsi tutti i deputati e senatori, sottraendosi di fatto dai ricatti cui è stato assoggettato il governo Prodi. Internamente è, credo, mancata la spinta motivazionale che da sempre contraddistingue gli attivisti rossi a “votare e far votare”. E’ la grande sconfitta di Bertinotti, del comunismo, di Vendola e Giordano che nella loro (che poi è anche la mia) regione hanno preso il 3,3% dei voti nonostante governino Bari, Provincia e Regione. Fuori dal parlamento anche i socialisti che vi erano presenti praticamente da sempre.

E’ un’elezione che ha dell’incredibile. I dati storici, che rimarranno negli annali e nella memoria di chi ha vissuto questi giorni, sono tanti. Forse è il segnale che qualcosa nella testa degli italiani sta cambiando. Ed è anche ora che ciò avvenga. Di sicuro l’unico modo per risollevare la nazione era quello di godere di un governo stabile nella speranza che sia anche un governo di qualità. Ci vediamo tra 5 anni (o forse prima chi può dirlo?) per tirare le somme. Nel frattempo…in bocca al lupo Italia!

Danilo G. Cacucciolo

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Non sappiamo ancora quale sarà l’esito delle consultazioni, ma alcune considerazioni possono essere comunque fatte. Anzitutto i miei complimenti vanno al pioniere dei leader di partito di nuovo corso: Walter Veltroni oltre che a Casini – D’Alema – Cossiga e per finire all’autorevolissimo Napolitano. Escludo ovviamente i restanti segretari perchè, date le dimensioni dei partiti di appartenenza, non saranno certo determinanti nelle riflessioni di Napolitano. Partendo da Veltroni, ho trovato sorprendente la sua terapia per evitare lo sprofondamento del sistema, ossia un governo delle riforme con scadenza predefinita. Ho trovato questa trovata stravagante, semplicemente perchè, nella situazione in cui riversano gli organi parlamentari, la soluzione più saggia sarebbe stata quella di assecondare il desiderio di alcuni di ritornare alle urne. Questa sarebbe stata l’unica vera scelta responsabile da prendere nei confronti del paese. Ma siccome Walter è consapevole che con questa legge il suo partito sarebbe penalizzato, perchè si troverebbe a scegliere tra la corsa in solitaria o l’ennesima alleanza con i comprimari della caduta, cerca attraverso i richiami alla responsabilità di arrivare se pur arrancando al referendum. Strategia ottima, perchè consentirebbe a tutti di smarcarsi incluso Casini e soprattutto metterebbe il Pd nelle condizioni di poter correre da solo, non solo per definire il suo peso politico decisionale, ma anche per potersi giocare fino all’ultimo voto il premio di maggioranza con Berlusconi. Inoltre con l’approdo al referendum, e il conseguente epitaffio che questo rappresenterebbe per il bipolarismo, Veltroni potrebbe permettersi un’ulteriore lusso, quello, in caso di vittoria del cavaliere, di scegliersi con maggiore diavoleria il partner, che a quel punto non è detto che sia Berlusconi ma potrebbe esserlo anche la Cosa Bianca. Grande Walter e davvero complimenti !!, ma la virata di casini proprio non ci voleva. Il fatto che Pier Ferdinando sia tornato come il figliol prodigo all’ovile di Berlusconi, ha messo in seria difficoltà il Pd e lo stesso Napolitano, prova ne sia il fatto che anche D’alema (che fino a qualche settimana fa affermava con forza che dopo prodi c’erano solo le elezioni), ha invocato anche lui l’opportunità di evitare il voto, giustificando addirittura tale affermazione con la criticità della situazione in Kosovo. Veramente un peccato, ma come per Veltroni, anche per Casini il raggionamento è stato simile; infatti Pier Ferdinando ha cercato in tutti i modi di arrivare al referendum al fine di inaugurare così una nuova stagione per i centristi, ma complice anche un Fini redento, non ha voluto rischiare l’isolamento politico e così gradualmente e con stile tipicamente democristiano, è tornato giorno dopo giorno ad affermare il contrario di quello che ha sostenuto per mesi. E soprattutto non ha saputo rinunciare ad una vittoria praticamente, al momento, sicura. Come al solito un bel teatrino, animato da tutt’altri interessi rispetto a quelli millantati davanti alle telecamere, e arricchito dalla partecipazione di ex capi di stato come Cossiga, che mai avrebbero immaginato alla loro età di essere ancora così influenti sul sistema. Ma questa daltronde è stata una delle tante conseguenze del porcellum. Ciampi da grande presidente quale è stato e soprattutto da grande uomo di coscienza qual’è, ha riposto tutto nella saggezza e nella competenza di Napolitano, ma questo potrebbe emblematicamente significare che anche l’ex capo dello stato si è reso conto dell’arrivo al capolinea. La speranza a questo punto è che anche l’attuale presidente ne prenda finalmente atto, e per una volta maturi una scelta veramente opportuna per il paese che rappresenta. Prolungare infatti una legislatura nata storpia, sarebbe deletereo per l’italia, perchè metterebbe ulteriormente sotto scacco il sistema, aumentando il potere ricattatorio dei piccoli partiti, tanto più che alle porte c’è un minacciosissimo referendum e soprattutto centinaia di nomine da rinnovare. Per una volta, coscienza vorrebbe, che l’interesse di parte lasciasse il posto a quello di coloro che col parlamento e le leggi elettorali o le nomine governative non c’entrano nulla, ossia gli italiani. Per una volta si prenda seriamente atto delle problematiche della gente comune, e senza pensare alla competizione Berlusconiana, si rimetta la macchina legislativa del paese nelle condizioni di funzionare. Per una volta Giorgio Napolitano smetta di fare il presidente politico e faccia soltanto il presidente, prendendo la decisione magari più svantaggiosa per i suoi ex compagni di partito, ma più utile per gli italiani.

Auro Buttiglione 

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L’Italia, come ben si sa, è paese di politici e politologi. Quotidianamente assistiamo alla nascita di partiti e movimenti puntualmente destinati a confondersi con tutto il resto dopo i canonici 15 minuti di celebrità. Ancora più spesso vediamo soggetti, che con la politica non hanno mai avuto nulla a che spartire, essere osannati come degli statisti dall’oggi al domani, salvo poi ritornare in quell’oblio da cui sono venuti. Tranne in qualche caso.

Vi siete mai chiesti come il nostro Paese abbia fatto a ridursi in questo stato? Siete riusciti a spiegarvi com’è possibile che da Tangentopoli in poi si è avuta una caduta della qualità dei politici? Non voglio entrare nel merito della questione “legale”, non voglio sindacare sulla colpevolezza o meno degli uomini della prima repubblica. Però converrete con me che personalità di statura come De Gasperi, Berlinguer, Moro, Togliatti, Andreotti, Craxi, De Mita, Almirante ecc., nella politica odierna non esistono. Chi ci governa altro non è che un manipolo di politicanti e imprenditori prestati alla politica, da destra a sinistra, seduti alle poltrone per mero interesse personale. Quei personaggi su citati hanno fatto la Storia del nostro Paese, dalle miserie del dopoguerra ci hanno portato nel G8, e neanche Tangentopoli può farci dimenticare la grandezza di tali uomini. Ma è possibile che si siano estinti? Non credo proprio anzi mi piace pensare che, purtroppo per noi, nelle stanze dorate della seconda repubblica non ci sia spazio per gente di qualità. E’ oggettivo che chi è a Roma ci sta perchè amico di qualcuno che l’ha voluto lì, ad alzare ed abbassare la mano quando serve. E ovviamente questo va a scapito della competenza, della moralità, dell’integrità. Di qui agli episodi da fiction, agli strafalcioni, alla manifesta ignoranza, il passo è brevissimo.

Il problema serio è che non si intravede una via di uscita, Prodi è caduto e adesso eleggeremo Berlusconi, che sia tra 3 o 10 mesi poco importa, sappiamo comunque che sarà lui il prossimo Premier. E di nuovo il nostro Parlamento sarà compilato nelle sedi nazionali dei partiti, lasciando agli elettori l’iilusione di aver deciso qualcosa. E ancora li vedremo discutere a Matrix e Porta a Porta degli stessi argomenti, nella stessa maniera, solo a ruoli invertiti. E ci accorgeremo che non è cambiato nulla, che sono ormai 15 anni che è la stessa musica, sono le stesse persone, è la stessa politica.

A parer mio l’unico modo per vedere un’Italia diversa da quella di oggi che proprio non ci piace è quello di restituire la politica nelle mani dei politici. I tecnici e gli imprenditori tornassero a fare quello che sanno far meglio, per il bene di tutti. E sopratutto i partiti iniziassero a formare i ragazzi politicamente, rendendoli partecipi della vita politica del proprio partito dedicandogli del tempo, insegnandoli i valori, la storia e ad essere uomini domani quando si troveranno ad amministrare la cosa pubblica. I politici tornassero nelle piazze a cercarsi il consenso ascoltando e risolvendo in primis i problemi della povera gente che non sa dove vivere o come mangiare. De Gasperi diceva che l’unico modo per vedere se un ragazzo era portato per la politica era “se provava piacere nel fare del bene alla gente”. A mio avviso questo è quello di cui ha bisogno l’Italia, questo è quello che vogliono gli italiani.

Danilo G. Cacucciolo

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Come ampiamente prospettato in precedenza, ieri sera si è consumato l’ultimo atto di questa XV legislatura. Per carità che in Senato il Governo non potesse contare su una maggioranza politica consolidata era cosa risaputa, ma il centrosinistra piuttosto che riconoscere la sconfitta (o il pareggio che dir si voglia) elettorale del 2006, ha preferito attaccare l’esecutivo al respiratore nella speranza che l’ossigeno offerto dai Senatori a vita e del Sen. Follini fosse la panacea dei mali in Senato. E così un Governo, per altro delegittimato dal voto, ha tirato a campare sino a ieri, realizzando il minimo indispensabile e ricattando più volte le Camere con la fiducia. Ricatto che non è servito ieri sera quando ormai la frittata era stata fatta e Dini ,Mastella, Fisichella e Turigliatto hanno finalmente avuto il coraggio di fare la cosa giusta, e il dato interessante non è tanto il fatto non vi fosse la maggioranza quanto la forza con cui è stato ribadito tale concetto. 161 voti contro 156, deve essere stato pesante scontrarsi con tale realtà per una persona che stoicamente ha voluto, tentato, di rimanere in sella e invece è stato riportato alla drammatica realtà che questo Paese ha voglia di cambiare, questa volta speriamo sul serio. Ieri l’ex premier ha rassegnato le dimissioni e oggi ha il via il valzer delle consultazioni che dovrebbero portare nel giro di breve tempo ad una rapida soluzione. Voglio sperare che il Capo dello Stato e i leader dei partiti, sia di destra che di sinistra animati da volontà e buon senso, si rendano conto che bisogna andare a elezioni in primavera dato che prima si vota, prima ci si rimette in carreggiata.

Disdicevole è stato senza dubbio il teatrino creatosi nell’emiciclo di Palazzo Madama susseguentemente alla dichiarazione di voto, favorevole alla fiducia e quindi non in linea con il proprio partito, del Sen. dell’Udeur Nuccio Cusumano che è stato verbalmente aggredito da un compagno di partito ed accusato di tradimento. Ma consentitemi di rilevare che altrettanto aberrante è la scelta di votare la fiducia andando di fatto contro il proprio partito, spaccando una linea comune e minando la credibilità del gruppo e del suo leader. Ovviamente i toni eccessivi stonano in un ambiente sobrio quale dovrebbe essere il Senato, però il Sen. Barbato pur sbagliando categoricamente nei modi di esposizione ha espresso un concetto dal suo punto di vista, e credo ampiamente condivisibile, corretto.

In definitiva spero si sia chiuso con questa legislatura anche un modo sbagliato di fare politica, voglio credere che non accada mai più di vedere nella fila del Parlamento terroristi dichiarati e pluricondannati per reati vari. Senza voler peccare di giustizialismo mi auguro che si comprenda che è veramente ora di dare una svolta e far guidare questo Paese da gente di qualità, che non stia seduta sulle poltrone pubbliche soltanto grazie al conto in banca e poi non sa chi è il Papa o non conosce la data della scoperta dell’America. Questo Paese merita di più, decisamente.

Danilo G. Cacucciolo

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Della situazione politica venutasi a creare negli ultimi giorni, per altro descritta egregiamente da Auro Buttiglione nel post precedente, vorrei soffermarmi sull’aspetto morale della questione. Prima di fare il suo ingresso nell’emiciclo della Camera dei Deputati, il Presidente del Consiglio ha dichiarato candidamente: “Ce la farò”, come se fosse un fatto personale, un attacco alla sua persona. Non riesco proprio a comprendere come sia possibile una tale cecità dinanzi ad una situazione che sta assumendo connotazioni drammatiche, considerando anche la precaria condizione finanziaria che viviamo in queste ore. Dinanzi alle dichiarazioni rilasciate ieri da Clemente Mastella mi aspettavo un’atto di sincerità e di umiltà da parte del Presidente Prodi nei confronti di tutti gli italiani, e che finalmente prendesse la decisione di metter fine all’agonia di questo Governo che dura sin dalle primissime votazioni se ben ricordiamo. Ed invece no, si continua nel segno della “politica all’italiana”, ove gli interessi e le aspirazioni personali vengono anteposti sempre e comunque al bene del Paese.

Nella riunione tenutasi nottetempo con i suoi ha ribadito la volontà di restare in sella e se così non dovesse essere, vorrebbe riproporsi come candidato Premier esautorando di fatto Veltroni. Ma il Presidente del Consiglio l’ha capito che gli italiani sono assolutamente scontenti di come ha amministrato lo Stato? Si è reso conto che anagraficamente è ora di godersi la meritata pensione e lasciare spazio ai giovani? Io credo di no. Anzi sono certo che tenterà di tutto, anche e sopratutto a scapito nostro, di rimanere ancorato alla sua poltrona dorata.

La verità è che è necessario che il sistema cambi radicalmente. E’ altresì fondamentale che vi sia un concreto ricambio generazionale a tutti i livelli, che si traduce in una “svecchiata delle istituzioni” e della politica posta in essere da queste ultime. Bisogna che i politici la smettano con il gioco delle coalizioni e diventino un po’ più veri nelle esternazioni e nei fatti. Il popolo a gran voce chiede le dimissioni da mesi di questo Governo e loro che fanno? Cercano ancora mezzi e mezzucci per rimanere a galla. Come può una Nazione godere del rispetto e della considerazione degli altri stati se si accontenta di arrancare?

Spero che questo sia finalmente l’epilogo di un governo che davvero non lascia nessuna traccia, se non un esempio al prossimo inquilino di Palazzo Chigi di come non governare. Ma all’orizzonte vedo già la dichiarazione di Gianfranco Fini, rilasciata qualche minuto fa, che conferma l’appoggio alla candidatura di Silvio Berlusconi a Premier se si andrà al voto in primavera. Ecco appunto, siamo in Italia.

Danilo G. Cacucciolo

 

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Il partito del popolo delle libertà, come daltronde tutte le grandi opere di Berlusconi, è passato in brevissimo tempo dallo stato di studio a quello di progettazione. Sebbene infatti fosse nell’aria già da alcuni anni, la vera storia di questo nuovo soggetto ha iniziato ad essere scritta concretamente nel pomeriggio di piazza S.Babila, per poi articolarsi attraverso: il referendum sul nome – la costituzione della commissione di coordinamento – la data di celebrazione dell’assemblea costituente. L’improvvisa accelerata è stata interpretata da molti come un’impareggiabile colpo di teatro, ma in realtà la vera teatralità è nella capacità del Cavaliere di fare in un mese quello che altri, tra grandi sacrifici, hanno fatto in undici anni. La nascita del Pd ha indubbiamente giocato un ruolo determinante, perlomeno nel metodo con cui le nuove forme di partito devono nascere, ma la mancata spallata è stata altrettanto determinante nel ridisegnare una strategia che per alcuni ha rappresentato l’inizio di uno smarcamento. Il Berlusconi di S.Babila, era infatti consapevole che gli amici alleati avrebbero alzato le barricate, ma (e in questo ha ragione Casini) la consapevolezza di essere il leader di una coalizione patriarcale l’ha portato a spingersi oltre il limite dell’irreparabile. Dal canto loro gli alleati hanno tratto distinti benefici, dato che S.Babila ha consentito ai banboccioni di mettere il naso fuori da casa. Se infatti Casini ha trovato l’occasione per smarcarsi dignitosamente senza essere bollato come un traditore, Bossi ha approfittato della confusione per tentare l’ennesimo assalto al tanto desiderato Senato Federale percorrendo la strada più sicura del Parlamento. L’unico che non ha tratto alcun beneficio è stato Fini, che cedendo all’orgoglio ha iniziato uno smarcamento senza meta, e se Almirante fosse ancora in vita adesso avremmo assistito alla fine di un’amore votato all’eternità,visto che mai la vera destra avrebbe barattato i suoi ideali in cambio di una deriva tutta democristiana. A sua volta Berlusconi ha rotto l’iniziale isolamento post S.Babila aprendo a Veltroni sulle riforme e in questo modo si è messo di traverso, infrangendo il sogno casiniano di un centro che avesse come architrave il Pd e gettando nel buio più nero Fini. Tuttavia nel 38% del Pdl c’è un’altra storia da raccontare ed è quella di un partito, che dovendo fare i conti con la realtà che l’elettorato del centrodestra è anche un elettorato di partito, a stento supera da solo il 30%. Berlusconi l’ha intuito e per questo è tornato a fare le fusa ai suoi alleati, mentre questi continuano a barcamenarsi nella costruzione della Cosa Bianca. Quello che succederà è difficile a sapersi, ma se come credo a gennaio l’ombra del Referendum si farà più consistente, non escludo nuovi colpi di scena come quelli di un’assemblea costituente del pdl con la partecipazione di An e Lega e di un futuro da disegnare insieme al Pd: Solo allora il 38% sarà una concreta realtà nelle intenzioni di voto.

Auro Buttiglione

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