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Posts Tagged ‘udc’

Ufficialmente il quarto governo berlusconi è partito, ma al contrario di ogni consuetudine politica quello che oggi maggiormente colpisce, non è la fiducia ottenuta alle camere, quanto la portata del discorso pronunciato dal capo del governo. Al di la dei singoli punti programmatici che hanno fatto da contorno al discorso di insediamento del nuovo esecutivo, c’è qualcos’altro che ne ha marcato le differenza, e mi riferisco ai continui richiami al dialogo, accompagnati da gesti oggettivamente distensivi, che berlusconi ha lanciato all’opposizione. Precisiamo subito però, che tali aperture erano ben calibrate, nel senso che non’erano rivolte all’udc o all’italia dei valori, ma bensì solo e soltanto al partito democratico. E’ importante puntualizzarlo perchè diversamente non sicapirebbe la portata reale di quanto accaduto. Nelle parole e nei gesti consumati con veltroni, c’è infatti una strategia precisa del cavaliere, che va ben oltre l’intenzione di convergere il più alto consenso politico, sulle riforme istituzionali di cui necessita lo stato; e questo per certi versi potrebbe tranquillizzare i terrorizzati dalla lega nord. Ammaliare infatti l’opposizione targata veltroni, significa per berlusconi arginare l’onda durto del peso politico assegnato e aquisito dalla lega di bossi, nella consapevolezza quindi che il suo mandato sarà pieno ma comunque non privo di complicazioni da parte degli alleati leghisti. In altre parole in un parlamento in cui la nuova maggioranza può dire di essere tale anche al senato, berlusconi ha voluto giocare di anticipo evitando che col passare dei mesi la sua maggioranza si trovi ad essere quotidianamente logorata dai dissidi interni alla coalizione, che se pur ridotta rispetto a quelle dei precedenti governi comunque presenta al suo interno anime turbolenti, che non hanno esitato già dal primo consiglio dei ministri a far assaporare le loro intenzioni. Dunque il cavaliere dopo aver lavorato con l’immaginazione e preso atto di quanto stava accadendo tra i banchi dell’opposizione, dove veltroni sotto il pungolo di follini sollecitava un dialogo con l’udc, ha pensato bene di mettersi di traverso ai centristi (combattuti oramai come le streghe, visto che una riforma del sistema elettorale per l’europee li metterebbe seriamente a rischio estinzione), ma anche a quegli alleati come bossi che prima o poi, al primo no o alla prima proroga sul federalismo, potrebbero imbracciare i fucili ma questa volta contro il loro primo alleato. Volendo utilizzare un termine tipicamente politico, potremmo dire che berlusconi si è creato da se una norma anti ribaltone; e questa è stata una trovata ancora più geniale di quella di san babila. Daltronde nella rozza retorica di di pietro e nella definizione casiniana di opposizione repubblicana, si intravedono le comuni paure di un’inciucio tra pd e pdl che potrebbe pesantemente eclissarli, ma anche i diversi rimedi che singolarmente l’italia dei valori e l’udc intendono adottare. Se infatti da un lato di pietro attacca senza però avere una chiara strategia, dall’altro l’astuto casini (anticipato dal più esplicito baccini), getta le basi per un ritorno a casa e temporeggia, nella speranza che il tempo con le sue difficoltà gli offra qualche assist per riemergere più dignitosamente. Inoltre nello stesso dinamismo correntizio di d’alema, che vorrebbe riappropriarsi dell’ala laica del pd, sono evidenti le paure di veltroni che vede così in pericolo non solo la sua leadership, ma anche il progetto politico del pd ( visto che d’alema ripropone l’idea della vecchia grande coalizione). Paure, diverse e trasversali, ma pur sempre paure, che da berlusconi a veltroni passando per casini segneranno inevitabilmente il corso della legislatura, e che potrebbero rappresentare sì l’inizio della terza repubblica, ma anche una continuazione della seconda. Vedremo.

Auro Buttiglione

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L’ennesimo atto criminale consumatosi nella periferia romana, avrà inevitabilmente delle ricadute sul ballottaggio tra rutelli e alemanno. La tragedia della fattispecie, infatti, regalerà al candidato del pdl degli spunti programmatici difficilmente arginabili da rutelli, ma soprattutto gli consentirà di recuperare consensi tra le frange meno assoggettabili alle lusinghe programmatiche o di partito. Sebbene, infatti, la partita per il campidoglio vedesse il candidato dell’intera sinistra in vantaggio di cinque punti, comunque all’indomani del 14 aprile manteneva aperta una competizione, che in passato si sarebbe chiusa già al primo turno. Questo inoltre accadeva, tra due candidati che già in passato si erano sfidati, e che così come allora aveva visto, rutelli prima e veltroni dopo, prevalere su alemanno o comunque sul candidato della destra. Oltre tutto, e in questo risultano determinanti gli ultimi avvenimenti di cronaca, se rutelli già al primo turno aveva recuperato la quasi totalità del recuperabile, non può dirsi lo stesso per alemanno. Il candidato del pdl infatti, forte del risultato nazionale che ha ridimensionato le ambizioni politiche di alcuni partiti, può recuperare terreno, non solo attraverso il recupero dei voti dell’udc e della destra, ma anche cavalcando l’onda della sicurezza. Difficilmente infatti, lo stesso veltroni, riuscirà a giustificare ai romani per quale ragione ad alcuni mesi di distanza dall’omicidio con stupro della reggiani, una stazione della periferia romana è stata teatro di un’altro tentato omicidio con stupro. Come difficilmente riuscirà a smontare la convizione, che oramai prende contenuto nelle menti dei suoi concittadini, che preferisce fare il cinefilo anzichè il politico. Ma nelle dinamiche del voto romano c’è dell’altro. La coalizione di centro sinistra per antonomasia, messa in piedi da rutelli, evidenzia chiaramente che la parte radicale e quella riformista o moderata della sinistra, non possono e non vogliono essere alternative o contrapposte politicamente, ma soprattutto, i cedimenti della roccaforte romana, dimostrano quanto sia stata settoriale la politica voluta per la capitale da rutelli e veltroni. Volendo poi leggere in chiave allargata il voto romano, si intravedono comunque a macchia di leopardo (inteso come voto amministrativo), i segnali di un territorio completamente scollato dall idea politica di una sinistra divisa. Come daltronde è evidente, con l’appoggio ad alemanno o più in generale al pdl, la volontà da parte dell’elettorato centrista o di destra, di ricongiungersi alla sua originaria e naturale matrice. In definitiva quindi, emerge un’italia desiderosa di salvaguardare il bipolarismo, ma allo stesso tempo di semplificarlo e ammodernarlo, attraverso il consolidamento del pd e del pdl, che a questo punto sono destinati ad inghiottire i pezzi di elettorato, che non vogliono rimanere autonomi. La sintesi politica del prossimo parlamento, non sarà pertanto la stessa degli enti locali, e questo non solo per le mutazioni che una linea politica subisce man mano che penetra nel territorio, ma anche e soprattutto per il modo diverso di intendere determinate prospettive, che magari viste dalla parte del territorio, sono più propense all’idea rutelliana del centro sinistra piuttosto che a quella veltroniana o bertinottiana dello stesso. Queste per il momento le premesse, aspettiamo l’esito dei ballottaggi per le conferme.

Auro Buttiglione

 

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Quello che è uscito dalle urne nella giornata di ieri è senza dubbio un risultato storico, sotto molteplici aspetti. Innanzitutto per gli straripanti consensi atttribuiti a Silvio Berlusconi nonostante si fosse ripresentato agli italiani per la 5° volta consecutiva in 15 anni, con le stesse facce epurate di quelle dell’UDC, con una campagna elettorale sottotono e priva di sensazionalismi alla Berlusconi, i fucili di Bossi, la parziale mobilitazione del gruppo di AN. Insomma per l’ennesima volta possiamo affermare che gli italiani hanno deciso che valeva ancora una volta la pena credere in una persona, il Cavaliere. E poco importa se abbia sfruttato al massimo il titolo, affibbiatogli nella Prima Repubblica, di “Sua Emittenza” violando palesemente la legge sulla par condicio, gli elettori volevano fortemente la destra a governare il nostro malandato paese. Sarà stato per i due penosissimi anni di malgoverno del centrosinistra, anche se con quei numeri non avrebbero potuto governare neanche fossero stati investiti di superpoteri, ma al contempo è anche vero che non gli ha pregati nessuno di occupare tutte le cariche dello Stato, non lasciando nessuno spazio di trattative con l’opposizione. Sarà stata a causa dell’abitudine tutta italiana per cui ad un governo, male o bene che lavori, se ne deve quasi necessariamente avvicendare un’altro di schieramento opposto. Sarà che effettivamente si sentiva e si voleva fortemente un cambiamento (ma quale???!!!???!!!?? dove????!!!!???), che abbiamo consegnato a Silvio Berlusconi una maggioranza blindata e protetta con tanto di codice d’allarme e lucchetti vari. Con 100 deputati e 30 senatori in più avrà la stabilità da noi governati tanto auspicata, e lui potrà dormire sonni tranquilli anche perchè la Lega non sembra almeno per il momento in aria da fare scherzi. Eh sì, la Lega Nord, che fino a due giorni fa veniva considerato come un movimento di razzisti-secessionisti, oggi si presenta all’Italia intera come un partito che detiene l’8,2% dei voti totali. Tanti per non pesare, troppi per non essere considerati come un segnale che il vento è decisamente cambiato. Il risultato della Lega ha un qualcosa di commovente, emozionante, anche per me che sono del Sud. E’ l’esempio di come un partito, seppur avendo idee non sempre condivise e condivisibili, continuando a percorrere la propria strada senza vendersi mai a nessuno e senza tradire in nessun caso le proprie ideologie abbia visto premiata la propria fedeltà nei confronti degli elettori. In questo gli altri partiti hanno senza dubbio molto da imparare da Bossi e i suoi figli e figliocci. Magari per altro no, ma su cosa significhi dignità politica e rispetto per gli elettori decisamente si. Sull’UDC c’è poco da dire, e loro hanno poco da sorridere. Hanno avuto un discreto risutato è vero, ma alla fine i loro parlamentari conteranno a meno di improbabili sconvolgimenti, poco o nulla. Casini ha voluto rischiare il tutto per tutto, consapevole che in caso di rimonta da parte di Veltroni, lui e soltanto lui sarebbe stato il depositario delle chiavi di Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama. Gli è andata decisamente male e quindi i centristi si faranno 5 anni di vacanza, pagata profumatamente dai contribuenti, nei palazzi romani. Poi non si sa.

Il PD e Walter Veltroni si sono presentati agli italiani come un partito nuovo. E chi ci abbocca più all’amo del cambiamento se le facce sono sempre le stesse? Grazie a Dio non noi! La seconda forza politica italiana incassa un bel risultato che però ha il sapore di una sconfitta bruciante perchè 9 punti percentuali di distacco vogliono dire che non hanno mai avuto speranza. O se ce l’avevano era solo nelle loro teste, dato che gli elettori avevano in mente ben altro mentre i Veltroniani accarezzavano i sogni di gloria. Complimenti a Dipietro invece che ha raddoppiato i consensi in due anni, lavorando con sobrietà e competenza. Il giustizialista di Tangentopoli ha stupito tutti, chapeau!

Infine vorrei soffermarmi sulla debacle della Sinistra l’arcobaleno. E’ incredibile come un partito che sulla carta si presenti, prima delle elezioni, con circa il 9% si ritrovi nelle urne il 3,3. Dato terribile per i comunisti che è il frutto però di due fattori, uno interno e l’altro esterno. Quello esterno è la volontà da parte di Veltroni di escludere i “compagni” e papparsi tutti i deputati e senatori, sottraendosi di fatto dai ricatti cui è stato assoggettato il governo Prodi. Internamente è, credo, mancata la spinta motivazionale che da sempre contraddistingue gli attivisti rossi a “votare e far votare”. E’ la grande sconfitta di Bertinotti, del comunismo, di Vendola e Giordano che nella loro (che poi è anche la mia) regione hanno preso il 3,3% dei voti nonostante governino Bari, Provincia e Regione. Fuori dal parlamento anche i socialisti che vi erano presenti praticamente da sempre.

E’ un’elezione che ha dell’incredibile. I dati storici, che rimarranno negli annali e nella memoria di chi ha vissuto questi giorni, sono tanti. Forse è il segnale che qualcosa nella testa degli italiani sta cambiando. Ed è anche ora che ciò avvenga. Di sicuro l’unico modo per risollevare la nazione era quello di godere di un governo stabile nella speranza che sia anche un governo di qualità. Ci vediamo tra 5 anni (o forse prima chi può dirlo?) per tirare le somme. Nel frattempo…in bocca al lupo Italia!

Danilo G. Cacucciolo

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Un risultato davvero sorprendente, che deve portare a riflettere non solo la sinistra l’arcobaleno. Nel distacco che il pdl ha inflitto al pd, ci sono infatti i tratti di una nuova concezione della politica, da parte degli italiani. Il risultato della sinistra l’arcobaleno, insieme a quelli dell’udc e dei socialisti, contraddistinguono inevitabilmente la fine di quelle culture politiche, che hanno influenzato la scelta dell’elettore fino al crollo della prima repubblica. Oggi, le percentuali insufficienti per superare lo sbarramento, conseguite da bertinotti e boselli, ma anche dalla santanchè, dimostrano la fine degli ultimi strascichi ideologici, riconducibili alla cultura comunista – democristiana – socialista – o del movimento sociale. L’elettore dell’italia targata 2008, ha dimostrato di preferire una politica più elastica, che si muova tra due blocchi ideologicamente contrapposti, ma comunque in grado di interagire tra di loro, e per questo fuori le estreme, fuori grillo, e dentro il pd e il pdl, che sono figli delle vecchie culture ma tuttavia adattati al nuovo tessuto sociale desideroso di dialogo. Il voto del 14 aprile, ha espresso la volontà degli italiani, a gettare le basi di un sistema potenzialmente capace di dialogare, e per questo la scelta è caduta sui blocchi che sono l’espressione di una politica più morbida e sciolta nelle sue matrici ideologiche.  Inoltre, sebbene i centristi siano riusciti a recuperare qualche seggio, comunque devono prendere atto del fallimento o per meglio dire del tramonto, dell’ideale politico tanto caro alla vecchia dc, del centro moderato. L’udc, infatti, non soltanto ha perso consensi rispetto al 2006, riducendo in maniera evidente la sua rappresentanza in parlamento, ma soprattutto non potrà giocare un ruolo determinante, considerato che al senato non avrà rappresentanti, e i due senatori siciliani, stretti tra lombardo – schifani – prestigiacomo – e quindi berlusconi, anteporranno ai tentativi di remake democristiano, gli interessi di una sicilia che si prepara a spiccare nuovamente il volo, dal tanto desiderato ponte. Inoltre, se consideriamo il tracollo della sinistra estrema, dovuto a mio avviso anche alla deludente esperienza di governo, che ha toccato le sue punte massime nella gestione ministeriale di pecoraro e regionale di vendola, bisognerebbe porsi l’interrogativo di dove siano andati a finire parte di quei voti, se consideriamo oltre tutto che l’ipotesi sostenuta da diliberto, non trova riscontro nella realtà, visto che simboli contenenti falce e martello comunque non hanno raggiunto neanche l’uno %. L’implosione della sinistra, ha determinato quindi una dispersione di consensi, che non escludo siano ricaduti in parte sul pd, ma anche su di pietro – casini e via dicendo. Certo un ipotesi un pò approssimativa, ma comunque non meno, di quella che considera quei voti riconducibili solo e soltanto all’astensionismo. Bertinotti, ha fatto un’osservazione intelligente quando ha detto che la sinistra deve ammodernare il suo modo di intendere la politica e le sue nuove esigenze, sono certo che tra non molto anche casini prenderà atto che un idea centrista della politica non esiste, se non in un sistema che la veda comunque ormeggiata ad un blocco, sia questo il pd o il pdl. L’italia che ha fatto trionfare berlusconi, ha chiaramente dimostrato di voler rompere con le vecchie logiche, di infischiarsene del conflitto d’interessi – delle leggi ad personam – della secessione – della casta – di tremonti e prestigiacomo ministri per la seconda volta consecutiva, e di volere un governo e un parlamento in grado di guardare ai problemi dell’italia e non più a quelli del palazzo. L’italia, anche alla luce del risultato insignificante di grillo, ha dimostrato di preferire la politica vera all’antipolitica, riponendo ancora una volta grande fiducia e speranza nel voto, a dispetto di una legge elettorale che per quanto sbagliata, offrirà a berlusconi governabilità. L’idea di un’italia che sognava insieme a veltroni, era il frutto dei tanti miraggi che una campagna elettorale nelle sue dinamiche regala all’opinione pubblica, oggi vince l’italia vera e matura, che per dirla alla casini ha voluto anteporre se stessa alla politica. Pd e pdl, hanno la consapevolezza delle diverse responsabilità che questo voto gli ha imposto, al punto che l’inevitabile strada di un confronto costruttivo e salutare per il paese è già iniziata. Adesso è la volta dei centristi, che devono definitivamente recidere il cordone che li tiene legati al 92 e alla dc, ridisegnando le loro prospettive all’interno di un sistema che ha già fagocitato il centro.

Auro Buttiglione

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Siamo oramai agli sgoccioli e come da previsione, la campagna del pd ha maturato le caratteristiche della rimonta. A prescindere infatti da come andrà a finire, un dato è certo: al senato berlusconi si troverà in una situazione esattamente identica a quella di prodi, e questo non soltanto per l’efficacissima campagna veltroniana, ma anche per l’inaspettato risultato che inevitabilmente avrà l’udc, come conseguenza di una buona campagna dai toni moderati e soprattutto abile nell’aver evitato le insidie berlusconiane. A questo punto se ci sarà, come sembra, una vittoria del pdl, sarà per una manciata di voti, che con la complicità dell’udc, ci faranno rimpiangere i dini e i mastella di qualche settimana fa. Data la legge, si potrebbe ipotizzare che una situazione simile era comunque inevitabile, ma non è così se consideriamo che berlusconi, pur avendo un margine non indifferente, comunque non ha fatto nulla per arginare l’impeto veltroniano. La campagna del pdl, non solo è stata poco incisiva, ma anche fortemente condizionata dalla retorica di una propaganda che funzionò perfettamente nel 2001, ma che difficilmente potrà risultere altrettanto efficace adesso. Berlusconi si è lasciato andare ad affermazioni azzardate (da alitalia a napolitano, passando per mangano), che ne hanno indebolito la portata del trionfo, ma che soprattutto hanno rafforzato l’onda durto di veltroni, pronto a fare di quegli errori il valore aggiunto del suo libro dei sogni. Oltre tutto la riprova di quanto detto arriva proprio da napoli, dove una piazza gremita ha accolto e applaudito veltroni, nonostante bassolino e i suoi rifiuti, continuino a piantonare le strade della regione. A questo si aggiunge casini, che è riuscito ad imprimere differenza ad un’idea per molti versi identica a quella di veltroni e berlusconi, e soprattutto a differenza della santanchè non si è fatto trascinare da berlusconi all’interno di discussioni inutili ed insidiose. Ma va anche detto che casini è casini, e la santanchè è la santanchè. In altre parole, la candidata della destra, a cui va comunque riconosciuta un’ottima performance elettorale nonostante sia una novizia, ha peccato di inesperienza quando ha prestato il fianco alle mirate provocazioni di berlusconi. L’ex presidente della camera invece, le ha sapute ignorare, e questo indubbiamente ha contribuito a rafforzare la sua visibilità e le sue percentuali, che a mio avviso saranno identiche a quelle del 2006, ma comunque importanti se consideriamo la scelta operata dall’udc e gli scossoni subiti in questi due anni dopo le fuoriuscite di follini e giovanardi. In una campagna in cui ognuno ha cercato di rafforzare il più possibile la propria ossatura, in modo da renderla il più possibile resistente ai nuovi schemi politici che si andranno a definire, berlusconi è stato l’unico a correre affannato, a differenza di quelli considerati fino a qualche settimana fa in fortissimo affanno (vedi veltroni) o del tutto privi di ossigeno (vedi casini e santanchè). Stranezze inspiegabili ? .. direi proprio di no !!. Come ipotizzai qualche settimana fa, berlusconi è consapevole che il pd non può fare a meno di lui e viceversa, come è consapevole che in caso di pareggio non ci saranno governi istituzionali o rischi di nuove elezioni come supposto da casini, ma tuttavia arrivati a questo punto, è anche consapevole dello sgambetto che gli ex alleati gli hanno fatto. Berlusconi aveva sottovalutato la tenacia della santanchè e l’astuzia di casini, ma soprattutto aveva sottovalutato lo spirito sognatore degli italiani in grado di sognare insieme a veltroni, e l’esito di una campagna comunque vittoriosa per il pd, che all’indomani del 14 aprile potrebbe considerare non più inevitabile un compromesso col pdl. Se consideriamo infatti la posizione dei centristi, sempre più disposti a liberarsi di berlusconi. Appuntamento quindi al senato della sedicesima legislatura, ma anche alle ultime battute di questa campagna elettorale, che dai toni e dall’affanno, credo che rappresenterà veramente l’ultima per il candidato premier berlusconi.

Auro Buttiglione

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Una campagna elettorale veramente molto curiosa, come ipotizzai qualche settimana fa, quella che oramai si accinge a bruciare il suo ultimo miglio. Molto si è promesso e molto si continuerà ancora a promettere, nelle fasi finali della sagra delle grandi svolte, ma intanto i problemi restano e gli italiani continuano a tirare la cinghia. In ordine d’arrivo sono arrivate: la promessa della sinistra arcobaleno di eliminare l’ergastolo, quella di casini di dare ossigeno alle famiglie, e quella di veltrusconi di adeguare le pensioni al costo della vita. Sulla promessa bertinottiana, penso non ci sia nulla da aggiungere, se non un silenzio che vale più di ogni parola. Cambiano infatti le nomenclature, ma non cambiano i modi di distinguersi nell’arena politica, e purtroppo ancora legati a stereotipi lontani e dannosi per l’intero sistema di vita civile e democratica. Fortuna che l’arcobaleno è candidato ad essere opposizione. Su casini vale quanto detto per bertinotti, ma in una salsa più moderata, nel senso che ferme restando le sue ottime e auspicabili ambizioni per l’italia, comunque si tratta del solito programma udc, a lungo rivendicato con orgoglio dai centristi, sia quando erano parte integrante della cdl, sia oggi che sono protagonisti di una secessione politica. Le ottime ricette casiniane per l’italia, sono in altri termini le stesse di qualche anno fa, con l’aggravante che allo stato attuale cercano di essere la migliore scrematura di quelle diventate oggetto dei programmi pd e pdl. Il programma dell’unione di centro, infatti, se ci fate caso, altro non’e se non la sintesi dei migliori punti programmatici del pd e del pdl. Per queste ragioni lo stile sturziano di pierferdinando non mi entusiasma, e per questo considero il destino dei centristi utile per il paese, nel senso che come bertinotti anche loro sono inevitabilmente candidati ad essere opposizione, e pertanto innoqui. Ma su veltrusconi c’è invece qualcosa da dire. Personalmente non sono un tifoso di berlusconi, ma allo stato attuale da spettatore, trovo molto più apprezzabile, un candidato premier che ammette le difficoltà del futuro governo senza nascondere la polvere sotto il tappeto, piuttosto che un candidato oramai consapevole di una possibile rimonta, che giorno dopo giorno incalza nel delirio, arrivando addirittura a considerare ingiusto scegliere un primario per appartenenza politica. Veramente eccezionale, da far venire i brividi ad un santo !!. A questa esternazione ha fatto poi seguire una valanga di manifesti, che superano di gran lunga quelli di berlusconi del 2006, e che soprattutto per cifre sciorinate e impatto sull’opinione pubblica, ricordano il tanto criticato contratto con gli italiani siglato dal cavaliere a porta a porta. Infine ha completato il delirio, con la promessa di aumentare dal prossimo luglio le pensioni. Benissimo, tutti d’accordo da epifani ai pensionati, ma quello che vorrei capire è: perchè aumentare pensioni di 25000 euro all’anno, se esistono pensionati con un reddito pari ad 1\3 di quelli menzionati da walter ??. Domanda destinata a rimanere come tale, come d’altronde quelle che molti italiani si pongono in merito alle buste paga dei parlamentari. Ma vedete è alla luce di questi interrogativi, che trovo preferibile chi si riserva poche fughe in avanti, e al massimo sulle pensioni si limita a prospettare un loro adeguamento al costo della vita. Quindi si limita al massimo a vaneggiare, entro i limiti della normalità e della tollerabilità. Quello che affermai qualche settimana fa, in merito ad un possibile sorpasso, è quanto mai possibile allo stato attuale, ma come allora mi ripeto affermando che l’entusiasmo in poppa a veltroni improvvisamente verrà meno quando si tratterà di passare dalle parole ai fatti. Questo accadrà non solo per l’entità delle illusioni regalte agli italiani, ma anche per la complicatissima operà di sintesi che il pd dovrà realizzare tra le sue diverse anime, non esclusi i radicali e di pietro. Il pdl, sebbene rappresenti un clone del pd, frutto di un’autentica fusione a freddo, comunque rappresenta una versione aggiornata al nuovo schema della vecchia cdl, considerato che: an\fi\giovanardi\mussolini\rotondi\pensionati, erano gli stessi che diedero contenuto alla casa delle libertà e che comunque governarono per cinque anni. Ma bisognerebbe spiegarlo a casini e veltroni !!

Auro Buttiglione

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Salvatore Cuffaro ha finalmente deciso di rassegnare le dimissioni. L’avverbio non è certamente utilizzato per fare del sarcasmo, ma semplicemente per evidenziare il ritardo di un’atto inevitabile e doveroso, nei confonti di una regione da sempre alle prese col tentativo di riaccreditarsi. Cuffaro con il suo aver temporeggiato, ha offerto una pessima lezione istituzionale, tanto più che tale attegiamento veniva realizzato in qualità di presidente della regione sicilia. Proprio in qualità di governatore di una regione, che come dicevo pocanzi, è da sempre in forte debito nei confronti della sua immagine, totò avrebbe dovuto rassegnare le sue dimissioni già all’indomani della pronuncia della sentenza. Certamente cuffaro aveva dalla sua il suo personalissimo alibi di non essere stato condannato per associazione mafiosa, ma l’essere stato comunque condannato per favoreggiamento e violazione del segreto d’ufficio, non’è che cambi molto la sostanza di quell’alibi. Tuttavia la cosa ancora più paradossale è stata la reazione dei vertici dell’udc, i quali hanno difeso con coraggio la posizione dell’ex governatore, arrivando al punto di equiparare la serietà della sentenza ai danni di cuffaro, con la gravità dell’emergenza rifiuti in campania, determinata da anni di pessima amministrazione delle politiche ambientali. Ora, nulla togliendo alla gravità del quadro napoletano e alle responsabilità di amministratori come bassolino e pecoraro scanio, credo sia alquanto azzardato mettere sullo stesso piano i due fenomeni. La considerazione è doverosa, per il semplice fatto che il problema della campania, pur nella sua gravità, è sostanzialmente un problema di cattiva amministrazione come ce ne sono e ce ne saranno tanti in italia, mentre il problema di cuffaro è ben più serio, perchè riguarda un caso di collusione di un pubblico amministratore con un sistema non del tutto cristallino e con l’aggravante che tale favoreggiamento si è realizzato mediante un abuso e una violazione di determinati poteri e doveri istituzionali. Quello che mi stupisce è come, una personalità come casini, non abbia rilevato questa evidente diversità tra i due casi, e si sia spinto al punto di  far sentire in difetto più pecoraro scanio che cuffaro. Daltronde però, non ci si poteva aspettare altrimenti, da chi per bocca del suo segretario nazionale, non esitò ad invocare leggi più attente alla solitudine dei parlamentari !!. La delicatezza della questione siciliana, però, non poteva e non doveva essere gestita con la stessa formalità della vicenda mele, e questo semplicemente perchè, in una regione in cui da sempre si cerca di arginare il fenomeno mafioso, coloro che rappresentano lo stato non possono tifare un giorno per la legalità, cantando vittoria all’arresto dei lo piccolo, e poi il giorno dopo remare contro quel principio che da sempre, ripeto, rappresenta la crociata di tutti i siciliani. Se alle porte non ci fossero state le sempre più probabili elezioni o comunque il decreto di sospensione nei confronti di cuffaro da parte di prodi, totò sarebbe rimasto ancora al suo posto, e l’udc avrebbe continuato con maggiore convinzione a fare da scudo al suo vice segretario nazionale. Una volta tanto la caduta di romano è stata utile a qualcosa, ma adesso speriamo che le redini della sicilia vengano raccolte nel maniera più utile possibile, il che non equivale a dire da rita borsellino. Con questo non voglio certamente affermare, che la sorella del magistrato non sia la persona adatta a governare la sicilia, ma semplicemente che candidare rita borsellino, non soltanto significherebbe processare cuffaro e la sua politica, dato l’ideale che la borsellino incarna, ma soprattutto arrendersi alla paura che un’altro nome, magari meno rassicurante, non possa essere immune da determinate cadute come quelle subite da cuffaro. Preferirei alla borsellino uno sconosciuto solo e semplicemente per questo, ossia per la consapevolezza che la sicilia non deve superare le sue paure, affidandole alle impersonificazioni (rispettabilissime) della giustizia. La politica è infatti qualcosa di troppo complesso, per sentirsela dalla propria parte, semplicemente con l’elezione di un’alta personalità civile, e daltronde a maggior ragione non dimentichiamo che nel 2005 all’idea politica della borsellino i siciliani preferirono quella di cuffaro. La mia preferenza va quindi al futuro della sicilia, e a chi sarà in grado di inorgoglirne le potenzialità, a prescindere che questo si chiami borsellino o prestigiacomo. Ma in attesa che il futuro si materializzi, le mie speranze vanno nella direzione di un presente politico, che sia più alla tabacci che alla casini, ossia più votato all’obiettività piuttosto che alla formalità.

Auro Buttiglione

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Nella stanza del Segretario Provinciale dei giovani Udc di Terra di Bari, vi era appeso tra i tanti un manifesto cui sono particolarmente affezionato. Era il manifesto del I° Congresso Nazionale dei giovani Udc, aveva lo sfondo nero e in primo piano c’era la foto di un bambino in giacca e cravatta. Lo slogan era “PROTAGONISTI DI UNA POLITICA CHE CRESCE”. Splendido.
Ed è da qui che parte la mia riflessione. Quanto i ragazzi impegnati in politica sono protagonisti nel proprio partito? Giorni fa ero impegnato in una piacevole chiacchierata con un avvocato che all’inizio degli anni 70 era stato Commissario cittadino giovanile della DC in un piccolo paese. Questi mi raccontava, insieme a vari aneddoti, dello strettissimo rapporto che aveva con il suo omologo del partito e di quanto i ragazzi fossero coinvolti e consapevoli della politica e della strategia politica che il proprio partito metteva in atto. Oggi, mi rincresce dirlo, non è più così. Di ragazzi che si impegnano e hanno voglia di fare ne ho conosciuti tantissimi, ma la maggior parte dopo un periodo di militanza li ho ritrovati stanchi e delusi. La verità è che almeno da noi, non c’è una cultura dei partiti nei confronti dei giovani. Non esiste, nella maggior parte dei partiti, un programma di formazione che è essenziale per garantire una qualità della politica del futuro. E’ completamente assente inoltre, nella maggior parte dei politici di oggi, lo spirito del ricambio generazionale. Basti vedere quanto sono cambiati i governanti negli ultimi 10 anni, a tutti i livelli, dalle Camere ai Comuni. Quasi sempre ci si imbatte negli stessi nomi. E qui forse ci ricolleghiamo al punto di prima, ovvero che la mancanza di formazione, è dovuta alla mancanza di volontà da parte di chi dovrebbe farla di cedere il passo ai più giovani.

Durante le campagne elettorali assistiamo a plotoni di giovani candidati, ma quanti di questi saranno eletti? Forse il 5% a voler essere larghi di manica. “Un partito senza giovani è un partito senza futuro” diceva Pierferdinando Casini in campagna elettorale, ma quando un giovane dirigente regionale del giovanile gli ha inviato una lettera di congratulazioni per il risultato ottenuto, chiedendogli eventualmente di poterlo incontrare, non ha neppure risposto con un grazie.

Protagonisti di cosa? Della politica altrui. E così i giovani sono sempre più costretti a doversi ritagliare un piccolo angolino, in cui imparare e carpire degli insegnamenti che diversamente non avrebbero. E allora penso che molti dovrebbero ascoltare le parole del Sen. Marco Follini quando dice che “quelli della sua generazione hanno molto passato, di conseguenza poco futuro”.

E voi, lettori di questo blog, che ne pensate? Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito.

Danilo G. Cacucciolo

 

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