Ufficialmente il quarto governo berlusconi è partito, ma al contrario di ogni consuetudine politica quello che oggi maggiormente colpisce, non è la fiducia ottenuta alle camere, quanto la portata del discorso pronunciato dal capo del governo. Al di la dei singoli punti programmatici che hanno fatto da contorno al discorso di insediamento del nuovo esecutivo, c’è qualcos’altro che ne ha marcato le differenza, e mi riferisco ai continui richiami al dialogo, accompagnati da gesti oggettivamente distensivi, che berlusconi ha lanciato all’opposizione. Precisiamo subito però, che tali aperture erano ben calibrate, nel senso che non’erano rivolte all’udc o all’italia dei valori, ma bensì solo e soltanto al partito democratico. E’ importante puntualizzarlo perchè diversamente non sicapirebbe la portata reale di quanto accaduto. Nelle parole e nei gesti consumati con veltroni, c’è infatti una strategia precisa del cavaliere, che va ben oltre l’intenzione di convergere il più alto consenso politico, sulle riforme istituzionali di cui necessita lo stato; e questo per certi versi potrebbe tranquillizzare i terrorizzati dalla lega nord. Ammaliare infatti l’opposizione targata veltroni, significa per berlusconi arginare l’onda durto del peso politico assegnato e aquisito dalla lega di bossi, nella consapevolezza quindi che il suo mandato sarà pieno ma comunque non privo di complicazioni da parte degli alleati leghisti. In altre parole in un parlamento in cui la nuova maggioranza può dire di essere tale anche al senato, berlusconi ha voluto giocare di anticipo evitando che col passare dei mesi la sua maggioranza si trovi ad essere quotidianamente logorata dai dissidi interni alla coalizione, che se pur ridotta rispetto a quelle dei precedenti governi comunque presenta al suo interno anime turbolenti, che non hanno esitato già dal primo consiglio dei ministri a far assaporare le loro intenzioni. Dunque il cavaliere dopo aver lavorato con l’immaginazione e preso atto di quanto stava accadendo tra i banchi dell’opposizione, dove veltroni sotto il pungolo di follini sollecitava un dialogo con l’udc, ha pensato bene di mettersi di traverso ai centristi (combattuti oramai come le streghe, visto che una riforma del sistema elettorale per l’europee li metterebbe seriamente a rischio estinzione), ma anche a quegli alleati come bossi che prima o poi, al primo no o alla prima proroga sul federalismo, potrebbero imbracciare i fucili ma questa volta contro il loro primo alleato. Volendo utilizzare un termine tipicamente politico, potremmo dire che berlusconi si è creato da se una norma anti ribaltone; e questa è stata una trovata ancora più geniale di quella di san babila. Daltronde nella rozza retorica di di pietro e nella definizione casiniana di opposizione repubblicana, si intravedono le comuni paure di un’inciucio tra pd e pdl che potrebbe pesantemente eclissarli, ma anche i diversi rimedi che singolarmente l’italia dei valori e l’udc intendono adottare. Se infatti da un lato di pietro attacca senza però avere una chiara strategia, dall’altro l’astuto casini (anticipato dal più esplicito baccini), getta le basi per un ritorno a casa e temporeggia, nella speranza che il tempo con le sue difficoltà gli offra qualche assist per riemergere più dignitosamente. Inoltre nello stesso dinamismo correntizio di d’alema, che vorrebbe riappropriarsi dell’ala laica del pd, sono evidenti le paure di veltroni che vede così in pericolo non solo la sua leadership, ma anche il progetto politico del pd ( visto che d’alema ripropone l’idea della vecchia grande coalizione). Paure, diverse e trasversali, ma pur sempre paure, che da berlusconi a veltroni passando per casini segneranno inevitabilmente il corso della legislatura, e che potrebbero rappresentare sì l’inizio della terza repubblica, ma anche una continuazione della seconda. Vedremo.
Auro Buttiglione